Siamo quello che mangiamo

Siamo quello che mangiamo

Chi è Emanuele?
Lo conobbi al mercato. Era insieme a sua moglie e vendevano frutta e verdura.
Aveva un viso buono ed una bella luce negli occhi.
Quando mi raccontò come faceva crescere i suoi ortaggi e la frutta pensai che non poteva avere altro nome. Emanuele infatti significa salvatore e lui, a suo modo, lo era per come coltivava e mostrava i suoi prodotti senza vergogna.
Io mi fermai lì perché era l’unico banco che vendeva della frutta e verdura che, per tanta gente, sarebbe stata incomprabile.
Io la cercavo così, non la volevo trattata.
D’altronde credo nel detto che siamo quello che mangiamo e ci tengo a tutelare la mia salute.

Una mia ricetta dal mio libro: Mangiamo i Fiori, ricette con fiori, verdure ed erbe spontanee 

Compriamo frutta e verdura non trattata

Emanuele e sua moglie, gentili, esponevano senza timore ortaggi ammaccati e forati da insetti e frutta ticchilolata o che stava marcendo.
Era una visione realistica del reale processo di vita che seguono i vegetali e la frutta non trattata nel processo di conservazione.
Era l’esempio del lavoro agricolo fatto con amore sia per se stessi e sia per il prossimo.
A loro non interessava il guadagno, non volevano vendere tanto e per forza volevano solo far conoscere l’aspetto dell’agricoltura che produce il giusto quantitativo di prodotti senza inquinare la terra, la salute e la mente.
Stando li’ a chiacchierare con loro fu interessante osservare la gente che guardava inorridita la merce, scappando veloce.

No ai trattamenti chimici, solo prodotti naturali

Poi Emanuele mi parlò dei suoi ricordi da piccolo, quando mangiava le prugne regina claudia cadute dagli alberi. Mi raccontò del loro sapore. Mi raccontò che non marcivano come adesso.
Ed io pensai che i trattamenti chimici indeboliscono, pian piano nel tempo, sempre di più le piante e l’uomo.
Emanuele mi fece vedere delle pere bitorzolute scavate da insetti e delle pesche marce per metà che aveva raccolto la sera prima, alle quali aveva dato del semplice verderame. Ed io ne fui rallegrata.
Mi spiegò che usava anche i macerati di ortica ed equiseto.

I racconti di Emanuele e le mie riflessioni sui trattamenti chimici

Poi mi raccontò questa storia sul grano, dicendo:
“oggi i mulini non ritirano il grano se non si è fatto il trattamento chimico che lo rende più bello e con maggiore resa glutinica”.
Mi disse anche che il biologico ammette pochi trattamenti in meno rispetto al sistema tradizionale di agricoltura. Ed io pensai all’aumento delle intolleranze alimentari ed alle allergie agli alimenti.
Così lui mi parlò delle famose ciliegie della nostra zona che tanto vengon richieste dal mercato. Quelle così perfette e lustre che sembrano la mela avvelenata di Biancaneve.
Emanuele mi disse che un signore le aveva assaggiate dall’albero poco dopo i trattamenti chimici ed era finito in ospedale.
Ed io pensai ai trattamenti che, nella mia zona fanno ai pruneti, alberi rustici che non avrebbero bisogno di nulla. Pensai ai contadini che conosco che si avvelenano e ci avvelenano spruzzando veleni sui frutteti con idranti attaccati a cisterne.
Pensai all’odore dei veleni che in primavera satura l’aria uccidendo il profumo dei fiori.
Riflettei sullo stupore dei contadini della mia zona che si lamentano dei loro raccolti nonostante i trattamenti chimici perche’ hanno raccolto il mio stesso quantitativo di frutta.

Tuteliamo la natura e la nostra salute

Poi pensai al fatto che le nuove generazioni di maschi hanno sempre meno spermatozoi anche a causa dei pesticidi e diserbanti che sono presenti in tutto quello che mangiamo e respiriamo e che hanno anche effetto estrogeno simile pur non essendo rilevati come ormoni dai valori ematici.
Pensai e penso che se tutti ci dedicassimo a coltivare un piccolo pezzettino di terra saremmo meno depressi perché sarebbe un sano modo per nutrire il corpo e la mente.

Coltivare un orto

La natura sarebbe un sistema in perfetto equilibrio

Mi conforto’ parlare con Emanuele perché avevamo gli stessi pensieri.
Lui mi disse anche che se i contadini non si fossero fatti abbindolare dalle case produttrici di veleni la natura si sarebbe difesa da sola creando altri equilibri.
Purtroppo tanta gente si lascia convincere che bello vuol dire sano e buono. Crede sempre che i trattamenti chimici non siano tossici oltre un tanto. Purtroppo vige la legge del bello come buono e del tutto e subito. Non si conosce mai abbastanza la capacità di equilibrio spontaneo della natura, se lasciata a se stessa, senza l’azione dell’uomo. Non si tende a pensare alla natura come sistema perfetto di equilibrio ed interazione tra tutte le forme viventi.
Apriamo gli occhi ed ascoltiamo il messaggio del sig. Emanuele che ha 70 anni e tanta esperienza.
Non consacriamoci al dio denaro dove conta solo produrre sempre di più.
Cerchiamo di essere senza apparire.
Crediamo in qualcosa di vero in qualcosa di talmente grande e potente capace di tutto.
Lasciamo ai nostri figli un mondo migliore.
Mentre scrivo questi pensieri ascolto la canzone: “Last moment of love – the silence of the soul” – album Crescent moon di  Omar Faruk Tekbilek –

Topinambur in fiore

One Reply to “Siamo quello che mangiamo”

  1. giuseppe romano

    cia mi chiamo giuseppe. ho letto con piacere e interesse di Emanuele. al mio paese il giovedì è giorno di mercato.da due anni ho scoperto un piccolo banco dove vendono prodotti non trattati e che seguono il naturale ciclo di coltivazione per cui si trovano solo prodotti di stagione.ho subito notato che i sapori sono diversi e se anche costano un poco più ora compro solo quelli. anche io penso che si dovrebbe fare qualche passo indietro e tornare a logiche non strettamente legate al solo guadagno non importa a che prezzo ottenuto. stiamo avvelenando la terra e ci stiamo condannando all’estinzione senza rendercene conto. bravo emanuele e tutti coloro (purtroppo pochi) che pensano e agiscono come loro.

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