Tarassaco, spontanea depurativa in cucina

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Tarassaco, spontanea in cucina

Ci sono fiori come il tarassaco, che per spandersi hanno pensato di paracadutare i loro semi il più lontano possibile dalla pianta madre, per garantire la diffusione della specie. I soffioni, che tutti conosciamo, hanno proprio questa funzione.
Il tarassaco è una pianta spontanea molto comune, da sempre usata in cucina.

soffione di tarassaco

Il tarassaco, una pianta attaccata alla vita

Il tarassaco è forse una delle piante commestibili depurative, diuretica, più conosciuta della quale si mangia proprio tutto, dalla radice, alle foglie, ai boccioli ed i fiori.
Una pianta perenne che vediamo tutto l’anno con alternanza di verde fogliare, fiori e soffioni colmi di semi pronti a decollare in ogni momento.
Il tarassaco nella sua semplicità è una erbacea che ama la vita, perché oltre allo stratagemma dei semi volanti, le sue foglie hanno i piccioli che partono da sotto terra per evitare danni da pascolamento e da sfalci eccessivi, proprio a carico della base fogliare della pianta e della parte alta della radice.

Descrizione

Il tarassaco (taraxacum officinale) appartiene alla famiglia delle asteracee, composite.
Esso è conosciuto anche con il nome di dente di leone (common dandelion) per la forma dentata delle sue foglie, disposte a rosetta, più o meno erette e schiacciate a terra.
Le foglie lisce, più tenere della pianta sono meno dentate e meno coriacee delle più grandi, però tutte hanno il caratteristico sapore amarognolo indice delle qualità depurative e disintossicanti di tutta la pianta, come del resto anche la radice a fittone, carnosa e cilindrica ed il fiore, un capolino giallo sole, con brattee verdi in doppia fila (vedrete quelle che guardano in su e quelle che guardano in giù), che svetta, sostenuto da gambo cavo.


Il tatassaco è detto anche soffione, ed in francese “pis en lit “ per le sue proprietà diuretiche.
Una pianta trasformista perché al termine della fioritura i fiori danno luogo a sfere piumose, i cosiddetti soffioni, tutti da soffiare, per far decollare i preziosi semini muniti di pappo.
Insomma una pianta semplice che ci stupisce e ci nutre da sempre i cui fiori in realtà sono tanti piccoli fiori gialli ligulati che formano tanti capolini solitarii che normalmente vediamo fioriti da marzo a settembre.

Etimologia ed origine

Il nome di tarassaco sembrerebbe derivare dal greco “taraxakos” che allude alle proprietà erboristiche e guaritrici della pianta oppure potrebbe avere il significato di erba silvestre amara (tark hoshgun).
Il tarassaco è originario dell’emisfero boreale, ma è diffuso in tutte le regioni temperate del mondo.

Habitat, coltivazione e curiosità

Il tarassaco cresce spontaneamente nei prati e nei campi di tutta Italia dal mare alla montagna fino ai 2000 metri, sia al sole che a mezz’ombra.
E’ un’erbacea molto robusta e resistente alle malattie, che tollera freddo e siccità, da lasciare assolutamente vegetare nei nostri orti.
Il tarassaco si può moltiplicare facendolo radicare da frammenti di radici (sezioni di rizoma da tagliare in primavera o in autunno) oppure tramite seme.

Il tarassaco può essere usato come bio fertilizzante rameico. Si possono infatti raccogliere alcune piante intere di tarassaco, versandoci sopra un litro di acqua bollente che si lascerà infondere e poi raffreddare per essere usato subito come liquido concimante per l’orto.

Il tarassaco è un ottimo cibo anche per galline e conigli.

La raccolta, avvertenze

Le foglie del tarassaco sono ottime in cucina, raccogliendole in primavera, prima dell’arrivo del sole estivo quando saranno più coriacee.
Quindi meglio raccogliere la pianta a fine inverno, prima della fioritura.
Le foglie sono ottime come verdura lessata, al vapore o saltata in padella come le cicorie, ma anche in insalata con le uova , gli agrumi e le cipolle.
Meglio raccogliere la pianta del tarassaco tagliandola rasoterra, lasciando intatto il colletto, ossia evitate di tagliare la radice sottoterra per dar modo alla pianta di poter ricacciare nuove foglie e nuovi fiori ancora nascosti nel colletto.

Raccogliere la pianta in luoghi lontani dal traffico in quanto il tarassaco accumula i metalli pesanti e in terreni trattati chimicamente.

Della pianta del tarassaco naturalmente si possono raccogliere anche le radici e lessarle, ma io preferisco non farlo per tutelare al massimo la pianta. Le radici si possono usare anche grattugiate crude come le carote. Le radici tostate sono un succedaneo del caffè.

Il tarassaco si può anche congelare dopo la cottura.

In cucina oltre le foglie mangiamo i fiori

Anche i fiori aperti del tarassaco sono commestibili, avendo cura di raccoglierli e cucinarli subito prima che si richiudano. (I fiori del tarassaco se vengono messi in acqua nelle composizioni floreali o per usarli in cucina tendono a chiudersi in breve tempo).

Io stacco i petali dei capolini, eliminando le brattee verdi e li metto freschi sui formaggi spalmabili. Quando i fiori sono ancora nascosti nella pianta possono essere mangiati in boccio scottati in padella o al vapore.

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Vitamine e proprietà

Il tarassaco contiene vitamina A, B1, B2, C, E, P, D, potassio, calcio, fosforo, ferro, inulina biotina, principi amari, amminoacidi. E’ un’ottima pianta depurativa, disintossicante, diuretica, che purifica il sangue, abbassa il colesterolo, poi favorisce l’appetito ed è un tonico generale per l’organismo ed un lassativo.

Usi officinali

I fiori del tarassaco bolliti con l’aggiunta di miele alleviano la tosse, le foglie sono diuretiche e disintossicanti e si prestano per realizzare tisane depurative in favore di fegato, disturbi urinari, purificazione del sangue e comunque per un generale benessere dell’organismo.

Usi cosmetici

L’infuso dei fiori di tarassaco è usato per schiarire le lentiggini.
Il lattice contenuto nelle foglie e negli steli del tarassaco è efficace contro porri, calli e verruche.

 

 

Per riconoscere la pianta seguimi su instagram, mi trovi come giardinodigaidano oppure guarda il mio video su youtube (patrizia gaidano)

Bibliografia

  • Spontanee commestibili, Riccardo Luciano e Carlo Gatti, Araba Fenice edizioni, 2007
  • Erbe consentite e proibite, Ida Salusso, Verde libri edizioni 2014
  • Erbe e frutti selvatici commestibili, Beiser, 2013, Ricca Editore

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